“La domanda da porsi non è cosa potrà fare l’IA, ma cosa vogliamo che faccia l’IA per noi”. Da questa provocazione prende le mosse il nuovo libro di Giuseppe Iacono, “Come cambia l’E-Leadership con l’Intelligenza Artificiale – Progettare e guidare organizzazioni intelligenti per la trasformazione digitale” (FrancoAngeli), presentato il 20 ottobre durante l’Angolo del Libro del CDTI, in un incontro che ha esplorato come l’intelligenza artificiale stia ridisegnando leadership, organizzazioni e competenze.
Un libro “di parte”, come lo definisce l’autore stesso, che chiude una trilogia dedicata alla trasformazione digitale – dopo “E-leadership” e “Le sfide della società onlife” – e propone una visione chiara: l’evoluzione dell’IA deve essere orientata da scelte culturali e sociali, non dal destino o dalla propaganda tecnologica.
Partecipazione e consapevolezza
Maria Pia Giovannini, presidente del CDTI, ha aperto i lavori sottolineando il valore del percorso di ricerca di Iacono:
“Questo suo ultimo lavoro chiude una trilogia su tutte le tematiche della leadership, della digitalizzazione e dell’impatto della trasformazione digitale sulla professionalità e sulle competenze delle persone. Abbiamo già avuto il piacere di ospitare Nello in passato per presentare il precedente libro ‘Le sfide della società onlife‘”.
Rosamaria Barrese, discussant dell’incontro, ha inizialmente sottolineato una delle premesse fondamentali del libro:
“L’evoluzione dell’intelligenza artificiale deve essere orientata da scelte culturali e sociali, quindi non c’è un destino già scritto. L’approccio deve essere centrato sulla persona e sul benessere collettivo“.
Riflessione a cui ha fatto eco l’autore, Iacono, spiegando che “l’innovazione senza la partecipazione non si può fare. Partecipazione significa mettere in campo processi di condivisione, discussione e approfondimento che partono da una base in cui tutti possono concorrere in modo consapevole. Questo implica preoccuparsi del fatto che competenza, conoscenza e abilitazione siano effettivamente possibili”.
Leadership diffusa e interdisciplinarietà
Il concetto di leadership nell’era dell’intelligenza artificiale è stato uno dei temi centrali del dibattito. Come ha spiegato Iacono, “in questo periodo a emergere come caratteristica principale del leader è l’interdisciplinarietà, la capacità di mettere insieme competenze di tipo diverso. L’esperto di un solo tema che non riesce a interagire e a vedere le integrazioni con altre tematiche è debole, non riesce ad affrontare le opportunità e il contesto che ci sono in questo momento“.
Un aspetto cruciale riguarda poi la necessità di superare la logica della formazione spot:
“Coltivare la leadership è un processo lungo, elaborato, che viene da lontano: bisogna usicre dalla logica per cui si fa un corso di formazione e viene fuori il leader. È qualcosa che si deve costruire e per questo abbiamo bisogno di un processo sistematico, strutturale, di crescita delle competenze ma anche di crescita delle capacità di lavorare insieme agli altri, di coprogettare“.
Etica e controllo umano
Sul tema dell’etica dell’intelligenza artificiale, Iacono ha riportato al centro la responsabilità umana:
“Il tema sostanziale è restituire l’etica alle persone, agli esseri umani. Se sposto l’attenzione dell’evoluzione della tecnologia sul cercare di fare in modo che i vari robot o le applicazioni riescano a fare sempre meglio le cose in modo autonomo, corro il rischio di costruire il mondo per i robot, cosa che noi non vogliamo fare“.
Una questione emersa con forza è stata quella dell’autonomia dei sistemi di IA. Su questo punto, Iacono è stato categorico:
“Devono rimanere a livello di supporto e non di decisione: questo non è negoziabile. Dobbiamo fare in modo che nei vari processi si possa ricavare il massimo dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale costruendo sia i processi sia le competenze. Il rischio è creare un contesto, un mondo che magari è più efficiente ma non è più governato“.
Come ha sintetizzato Barrese, “l’etica deve tornare a essere prerogativa prettamente umana. Se spostiamo l’attenzione sull’autonomia delle tecnologie rischiamo di progettare un mondo a misura di macchina, non di persona“.
Educazione e formazione
Durante il dibattito, anche l’educazione alla consapevolezza digitale è emersa come priorità fondamentale. Iacono ha sottolineato:
“Un’attenzione importante è la costruzione, all’interno delle scuole e per gli studenti, della consapevolezza necessaria per essere protagonisti attivi nel mondo della rivoluzione digitale. Ci sono diversi esempi positivi nelle scuole: si inizia a guardare cosa c’è dietro l’intelligenza artificiale, come funziona, come è stato progettato l’algoritmo. Se questo atteggiamento critico nasce nelle scuole primarie e poi si costruisce nei gradi successivi, costruiremo le condizioni per una società che sarà in grado di governare l’evoluzione tecnologica“.
Tuttavia, serve un impegno collettivo per rendere questi esempi virtuosi la norma, per fare in modo che “questi esempi positivi non rimangano semplicemente un’idea di pochi illuminati: ciascuno di noi ha la responsabilità di portare avanti questo percorso“.
Anche Barrese ha evidenziato come questa sia la base per affrontare la sfida più ampia:
“La sfida è prima di tutto culturale e ha a che fare con il tema della cittadinanza digitale consapevole. Solo una cittadinanza digitale consapevole può portare avanti quella che Nello chiama rivoluzione antropologica“.
Le attività del CDTI
Mauro Munzi, responsabile della comunicazione del CDTI, ha illustrato le attività del club sul tema dell’intelligenza artificiale:
“Il Club ha costituito una commissione che si occupa delle problematiche dell’intelligenza artificiale e una sottocommissione che si occupa di etica. Abbiamo prodotto la domanda di adesione alla ‘Call of Rome for AI ethics’, promossa dal Vaticano, che è stata accettata, a seguito della quale abbiamo assunto dei commitment specifici: promuovere la formazione sulle tematiche dell’intelligenza artificiale e taggare i contenuti da noi rilasciati realizzati con l’intelligenza artificiale“.
Una sfida culturale, non tecnica
Iacono ha concluso con un richiamo forte:
“Quella dell’e-leadership nell’era dell’IA è una sfida culturale fondamentale, non è una sfida tecnica. Dobbiamo partire dal costruire la consapevolezza dei cittadini, perché i cittadini sono i lavoratori e sono i leader. Dobbiamo partire dalla scuola. Fino a quando avremo un’ignoranza diffusa a livello digitale, verremo sicuramente catturati dalla propaganda, dalle fake news e inizieremo a vivere in un mondo che non è assolutamente reale ma è quello che ci hanno costruito“.Come ha sintetizzato efficacemente Maria Pia Giovannini, “quello che mi sembra fondamentale in questo libro è proprio l’aspetto dirompente: parlare di leadership significa chiedersi che cosa stiamo facendo, come lo facciamo e con chi lo facciamo. L’umanità, la persona, devono essere le artefici di tutto, mentre il resto sono strumentazioni“.